Dalle primavere arabe del 2011 fino ai giorni nostri con il movimento #BlackLivesMatter e le proteste in Bielorussia, i social media e la democrazia hanno continuato a flirtare tra loro. I social media sembrano essere la luce guida per coloro che hanno bisogno di migliori istituzioni democratiche nei loro paesi. Ma è proprio così?
Social media e democrazia: Black Lives Matter e protesta in Bielorussia
George Floyd, 46 anni, è morto dopo essere stato arrestato – per ragioni ancora poco chiare – ucciso dalla polizia di Minneapolis.
È stato grazie alle persone che sono passate e hanno registrato la scena che gli abusi sono diventati virali e hanno dato il via a una protesta per i diritti dei neri e delle minoranze negli Stati Uniti.
L’elezione del presidente Alexander Lukashenko ha innescato una reazione simile: in primo luogo, i social media sono serviti come strumento per organizzare i manifestanti; poi, i social media sono diventati uno strumento a disposizione dei manifestanti continuano a sostenersi a vicenda 'silenziosamente' dopo gli abusi della polizia.
La campagna presidenziale #2016 di Trump
Sebbene la Bielorussia e il movimento BlackLivesMatter possano sembrare due esempi positivi di come i social media possano fungere da ponte invisibile per consentire alle persone di organizzarsi insieme, non tutti i casi sono uguali. Diamo un'occhiata, ad esempio, alla campagna presidenziale di Trump del 2016.
Brad Pascale è l'esperto digitale che, insieme all'intelligence russa, sembra aver trollato internet e ha creato artigianalmente la vittoria di Trump attraverso annunci e bot sui social media.
Pascale non solo ha violato diversi termini delle condizioni di FB, ma ha collaborato direttamente con i propri dipendenti per ottenere informazioni sull'obiettivo della campagna.
Oggi, per facilitare la rielezione di Trump, Pascale si affida agli influencer di TikTok.
Annunci di Facebook?
Gli annunci di Facebook, proprio come gli annunci di Tik Tok e gli annunci di Instagram, sono solo uno strumento che consente agli inserzionisti di aumentare la propria presenza, capitalizzare i propri marchi e migliorare le vendite sulle piattaforme di social media.
Questi marchi sono realizzati artigianalmente da uomini persuadere il cliente target comprare un prodotto o un supporto una causa.
Ma cosa succede quando un magnate malintenzionato vuole assumere la presidenza di un paese? E cosa succede se tutti i dati raccolti dalle piattaforme pubblicitarie per la commercializzazione finiscono nelle mani di qualcuno – proprio come Pascale – che non ha buone intenzioni?
E se i social media e la democrazia...?
E se i social media potessero trasformarsi in un mezzo per scoraggiare la democrazia invece di facilitarla?
Il romanzo 1984 di George Orwell aveva ragione sulla macrosorveglianza? Molto probabilmente lo era, ma possiamo ancora contrastarlo, ed è per questo che dovremmo proteggere il web più che mai.
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